L’acronimo CLIL (Content and Language Integrated Learning), comincia ad imporsi durante gli anni ’90 grazie al contributo di David Marsh e Anne Maljers che hanno coniato questo termine nel 1994. Esso indica un approccio metodologico innovativo che va oltre l’insegnamento delle lingue. I suoi promotori mettono l’accento sul fatto che oggetto di insegnamento sono sia una lingua che una disciplina non linguistica, e riconoscono la stessa importanza ad entrambe. La realizzazione di questo duplice obiettivo richiede lo sviluppo di un approccio particolare: l’insegnamento/apprendimento della disciplina non linguistica non viene fatto solo in una lingua straniera, ma con e attraverso una lingua straniera ed implica quindi un approccio integrato. Esso richiede agli insegnanti una riflessione specifica non più solo sull’insegnamento delle lingue, ma sul processo di insegnamento in generale.
Organizzare l’insegnamento di tipo CLIL in una lingua straniera supera le esigenze di un insegnamento tradizionale e richiede risorse umane (insegnanti specializzati) e materiali didattici adeguati, che vanno oltre l’insegnamento tradizionale di una lingua in ambito scolastico.
In Italia, pur essendoci dagli anni novanta una consolidata tradizione di insegnanti di lingua che hanno usato la lingua straniera come lingua veicolare per proporre argomenti non linguistici, mancano insegnanti formati specificamente per il CLIL ed è necessario risponde a due fondamentali esigenze:
- formare i docenti di discipline non linguistiche perché migliorino la padronanza della loro disciplina in lingua straniera e quella nella didattica della lingua straniera;
- formare i docenti di lingua straniera, per aiutarli a conoscere e comprendere le caratteristiche delle discipline non linguistiche e i criteri su cui si basa la didattica di queste.
Il reperimento di figure professionali che posseggano conoscenze linguistiche e disciplinari integrate non sembra facile in quanto il sistema formativo italiano prevede figure specializzate nell’insegnamento linguistico o in quello disciplinare. Per realizzare l’approccio CLIL è necessario attendere che le figure necessarie vengano formate con adeguati percorsi universitari o post universitari. Ad oggi, era prevista la formazione dei docenti di discipline non linguistiche con corsi metodologici a partire dalla fine dell’anno 2012 e da svolgersi in parallelo ai corsi linguistici. Nel 2012/2013 le scuole potevano confermare i propri bisogni formativi e le individuazioni dei docenti.
La soluzione più immediata, proposta dalle associazioni professionali, è comunque quella della co-docenza o almeno corresponsabilità che implica la progettazione e valutazione comune del percorso didattico e del progetto CLIL.
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Testo dell’articolo a cura di M. Proietta (MyMood).