Mediatore culturale: un ponte fra due culture
La società italiana ha iniziato a mutare nella direzione della multiculturalità alla fine degli anni ‘70, trasformandosi pian piano da Paese di emigrazione a Paese d’immigrazione, con sempre più consistenti flussi migratori in entrata, di varia natura e origine; tale mutazione ha dato luogo, di fatto, alla necessità di gestire IN TUTTI GLI AMBITI, nessuno escluso, la relazione con i cittadini stranieri.
Gli interessati o i curiosi troveranno facilmente, all'interno del web, precisi riferimenti bibliografici e consistenti sitografie, scoprendo che sull'argomento della mediazione linguistico culturale sono stati fatti studi, ricerche e analisi, che sono stati scritti articoli, libri, tesi, che il fenomeno è monitorato e che le discussioni non mancano, che ne trattano le associazioni, le cooperative no profit nonché le istituzionali nazionali ed europee del settore sociale e dell’immigrazione. Scopriranno, inoltre, che sono in corso battaglie e disegni di legge sul riconoscimento di questa figura professionale e che, nel frattempo, le istituzioni – dai Comuni alle Regioni, dagli Istituti professionali alle Università – si sono organizzate, ideando e proponendo percorsi formativi ad hoc (di variabili utilità e proficuità); apparirà loro chiaro come questa professione sia per lo più sconosciuta al cittadino comune, rimanendo prerogativa quasi esclusiva degli enti pubblici e – solo da pochissimi anni – venendo considerata meritevole di attenzione, quindi di investimento, da parte di alcune aziende private.
Mediatore culturale: un ponte fra due culture
Gli appellativi utilizzati per riferirsi a questa professione sono diversi: troviamo il mediatore “culturale”, “linguistico culturale”, “interculturale”, “transculturale” e altro, con differenze tra loro anche sostanziali, per cui da non confondere.
Quella di “ponte” tra culture è stata la prima (ed è tuttora la più diffusa) metafora cui si è ricorsi in Italia. A questa preziosa figura è stato da subito assegnato il ruolo di “infrastruttura viaria”, di trait d’union tra terreni culturali distanti, di soggetto neutrale tra due parti, ovvero tra due soggetti aventi necessità immediata di capirsi; al mediatore spetta sbaragliare le incomprensioni, prevenire i conflitti, informare portando alla luce le differenze e le similitudini relative ai rapporti interpersonali e sociali vigenti nelle società/culture di cui è riconosciuto essere portavoce.
Noi intendiamo qui proporre una brevissima descrizione, ponendo l’attenzione sugli aspetti salienti, di chi sia e chi non sia il mediatore culturale, delle attività che può svolgere e delle attività che non deve svolgere. I contenuti qui esposti sono il frutto esclusivo della nostra esperienza, iniziata in questo campo alla fine degli anni ’90 e che prosegue a tutt'oggi.
Il Mediatore culturale è di buona norma originario del Paese dell’immigrato.
È pertanto un connazionale dello straniero, parla la stessa lingua madre e ne conosce, dall'interno in quanto di essa membro, la cultura (gli stili di vita, gli usi e costumi, la mentalità); ne condivide – questione fondamentale – l’esperienza del viaggio migratorio e dell’abbandono del proprio Paese, assieme – non sempre ma spesso – alla propria famiglia; il mediatore in questione, inoltre, conosce perfettamente il Paese di immigrazione (nel nostro caso, l’Italia), del quale sa discutere in modo approfondito e sa – grazie sia alla propria esperienza diretta che a una formazione mirata e al possesso di precise competenze e conoscenze – riferire al connazionale rispetto a tutto ciò che lo caratterizza e contraddistingue, attraverso informazioni corrette oltreché fedeli; analogamente, ella/egli è in grado, con la medesima efficacia, di parlare della propria cultura all'altro soggetto, ossia all'autoctono.
Una persona capace di dare risposte e informazioni
Il Mediatore linguistico culturale rappresenta, come naturale conseguenza di quanto già delineato, il soggetto capace di mettere a disposizione degli interessati le informazioni necessarie in quelle situazioni in cui ad esporsi sono due o più persone di origine culturale e linguistica diversa (ad esempio: nelle scuole, negli ospedali, negli uffici pubblici, nelle aziende di lavoro). È un professionista esperto nella comunicazione; ha il compito di facilitare l'INCONTRO, di creare RELAZIONI POSITIVE, di PREVENIRE i conflitti e di AGEVOLARE la risoluzione delle controversie, portando a conoscenza delle parti il diverso intendere le sfere della vita e del quotidiano. Un Mediatore linguistico culturale opera in modo consapevole rispetto al settore specifico in cui è chiamato a svolgere l’attività (sanitario, scolastico, giuridico, commerciale, ecc…); nei luoghi in cui è richiesta la sua professionalità, egli è incaricato di fornire gli strumenti e le chiavi di lettura idonee allo svolgimento della relazione tra le parti, affinché né la lingua né la cultura rappresentino degli ostacoli.
Il Mediatore culturale deve saper individuare e valutare i propri limiti rispetto alle conoscenze specifiche proprie alle discipline specialistiche.
Deve, quindi, essere in grado di gestire con consapevolezza e senso di responsabilità le azioni e le decisioni da proporre agli altri operatori, quali ad esempio i pubblici impiegati, gli educatori, gli insegnanti, gli agenti di polizia, gli assistenti sociali, gli psicologi, i politici. Gli altri operatori devono, a loro volta, contribuire alla riuscita della mediazione linguistico culturale, NON CONFONDENDO e NON SOSTITUENDO i mediatori culturali con professionisti di settore quali gli assistenti sociali, gli insegnanti (in particolar modo quelli di italiano e di lettere), gli agenti di polizia, gli psicologi. Il Mediatore, infatti, non insegna, non educa e non analizza, ma contribuisce alla riuscita di una corretta comunicazione. È importante, d’altra parte, che egli/ella segnali le SITUAZIONI LIMITE e di DISAGIO quando queste non siano già state riconosciute dagli operatori con i quali collabora. Le competenze in possesso del Mediatore linguistico culturale rappresentano, in ultima analisi, una risorsa fondamentale per i suoi connazionali, nel loro percorso verso l’autonomia e la capacità d’agire positivamente nella comunità in cui risiedono definitivamente o temporaneamente.
Dove si interviene con la mediazione linguistico culturale
Il mediatore interviene in ambiti e con modalità diverse, quali:
- situazioni di emergenza: per il tempo strettamente necessario, svolge nei confronti degli stranieri immigrati e degli operatori autoctoni un lavoro di interpretariato e di facilitazione linguistico culturale;
- front-office di sportelli, uffici: opera all'interno di luoghi determinati e con orari prefissati, presentando abilità comunicative specifiche e conoscenze specifiche di settore;
- back-office di enti e aziende: fornisce consulenza ai responsabili di servizi istituzionali o aziendali in merito alla scelta dei materiali da usare, dell'organizzazione da applicare, del coordinamento da gestire, ecc. per tutto ciò che riguarda la formazione e l'aggiornamento degli operatori, degli educatori, degli amministratori, dei dirigenti e così via;
- animazione interculturale: realizza interventi programmati, non sporadici, di animazione culturale, educazione alla cittadinanza e altre attività simili, concepite nell'ottica dell’indirizzo alla pacifica convivenza, alla valorizzazione delle culture, delle lingue e delle tradizioni, al rispetto dell’altro e di chiunque si trovi in situazioni di diversità e minoranza, alla promozione del dialogo, delle pari opportunità e del contrasto alle discriminazioni e violenze.
Un aiuto alle imprese verso i nuovi mercati
Un ulteriore ambito di affermazione crescente per il mediatore linguistico culturale è quello aziendale, d’impresa. Come anticipato nella parte introduttiva, anche le aziende private hanno iniziato a porre attenzione a questo servizio, successivamente all'internazionalizzazione dei mercati e a seguito, pertanto, dei processi di delocalizzazione commerciale e produttiva delle imprese verso aree geografiche interessate dai flussi e dagli scambi dall'Europa e verso l'Europa.
L'apertura d’importanti sbocchi commerciali su mercati nuovi che, per tradizione e per cultura, si differenziano profondamente dai sistemi occidentali od occidentalizzati impone che le conoscenze tecniche del singolo operatore in campo economico e/o giuridico siano sostenute da adeguate conoscenze linguistiche e interculturali – in particolar modo, da un’approfondita conoscenza delle culture proprie alle popolazioni presso le quali si sviluppano i mercati d’investimento.